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INTERVISTA A LAURANE

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Laurane Epiard è un'infermiera di 28 anni dell'Istituto Henri GERMAIN, a Nizza.

  1. Come ben sappiamo la pandemia ha coinvolto tutti, ma le persone che sono state più a rischio sono le persone che lavorano nell’ambito della sanità. Tu come l’hai vissuta? Quali sono state le paure più grandi? Quali sono stati i momenti di maggior sconforto?
    "Personalmente io l’ho vissuta abbastanza bene perchè sono giovane e in buona salute. Inizialmente non ho avuto paura perchè non capivo il reale pericolo a cui stavamo andando incontro. Dal momento che ho cominciato a concretizzare il pericolo non ho avuto paura per me, ma piuttosto per le persone che mi sono vicine, più anziane e non più in ottima salute.
    L’altra mia paura era di trasmettere il virus ai ragazzi polihandicappati che hanno molti problemi di salute, nella struttura dove lavoro come infermiera. Il momento di maggior sconforto che ho vissuto è stato quando sono apparsi i primi casi di Covid nella struttura dove lavoro, poichè non eravamo assolutamente preparati a ciò e non avevamo fisicamente il materiale necessario per proteggerci. Gli strumenti che abbiamo indossato per proteggerci sono stati dei sacchi della spazzatura. La difficoltà è stata anche quella di dover spiegare alle persone come comportarsi ogni volta che entravano nelle stanze delle persone positive al virus e di cambiarsi i vestiti e le mascherine. Vedevamo ogni giorno un sacco di persone in rianimazione e c’era tanta paura perchè non erano ancora usciti i vaccini. Sono stati momenti davvero brutti con tanta paura, che francamente spero di non rivivere più."

  2. Mettendo a paragone la prima ondata, dove non ci si aspettava quest’epidemia e non si avevano sicurezze su nulla, e la seconda ondata: secondo te si è più organizzati per quanto riguarda la sanità, nonostante la scoperta di nuovi varianti a cui non si è mai abbastanza preparati?
    "Penso di sì, in effetti siamo molto più organizzati ora. Prendo il caso della struttura dove lavoro: nella prima ondata non eravamo assolutamente organizzati, non sapevamo come vestirci per entrare nelle camere dei ragazzi per prenderci cura di loro. Adesso invece, sappiamo cosa dobbiamo fare e come dobbiamo farlo, con le protezioni adeguate e con molta più organizzazione. Anche a livello nazionale, la Francia penso che sia molto più organizzata. Per quanto riguarda i dispositivi di protezione, all’inizio della pandemia era una vera e propria carneficina per cercare le mascherine, mentre ora si ha a disposizione tutto il materiale necessario. Ora, ovviamente il nostro modo di vivere è cambiato: indossare la mascherina e proteggersi quando si sta andando a visitare qualcuno che ha il Covid sono all’ordine del giorno. Siamo maggiormente organizzati malgrado le differenti varianti che ci possono essere, perché le protezioni sono sempre le stesse."

  3. Pensi che da questa esperienza la Francia abbia imparato qualcosa e in futuro se dovesse ricapitare un’epidemia della quale non si è preparati, si riuscirà a reagire in modo migliore?
    "Penso di sì, ora che abbiamo vissuto questo periodo, siamo comunque più preparati ad affrontare un’altra eventuale pandemia, anche se spero di non dover più rivivere una situazione del genere. Questo però dipende dal modello di trasmissione dell’ipotetica epidemia, perchè se non ha lo stesso metodo di trasmissione del covid, non saremmo adeguatamente pronti. Se invece si dovesse trattare di un’epidemia con la trasmissione simile al covid, sapremmo come proteggerci. Inoltre penso che se domani il covid dovesse essere debellato, le protezioni che stiamo usando rimarrebbero in parte un’abitudine ( lavarsi le mani regolarmente, stare a distanza adeguata alle persone nei negozi e altri luoghi d'incontro, ad esempio )."

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