L'ORGANIZZAZIONE DELLA SANITÀ PUBBLICA IN ITALIA
Per poter apportare delle modifiche al sistema sanitario italiano bisogna considerare i seguenti 3 fattori:
Il primo fattore di cui bisogna tenere conto è l’invecchiamento della popolazione, che comprende le persone della fascia di età compresa tra i 75 e 84 anni e i cosiddetti “giovani anziani” di età compresa tra i 65 e i 74 anni, che insieme rappresentano circa il 20% della popolazione. Quindi, bisognerebbe monitorare l’età della popolazione per capire meglio la divisione che si ha nelle varie regioni, in modo da decentrare le scelte politiche sanitarie e diversificare l’offerta sanitaria in base al target di popolazione a cui si rivolge nella regione stessa.
Il secondo fattore che è stato portato in risalto con la pandemia, riguarda le persone considerate “fragili”, che sono state considerate prioritarie, dato il maggior numero di decessi a livello globale. Nell’attuale modello organizzativo, chiamato “Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali”, c’è un grande limite: non si riesce a tenere in considerazione le patologie croniche del paziente e dunque per risolvere ciò, bisogna impiegare più risorse sanitarie. La soluzione migliore per il Piano Assistenziale Individualizzato è tenere conto delle caratteristiche cliniche e sociali di ogni paziente e dare al medico di medicina generale un ruolo centrale, in modo che il paziente in questione non debba più rivolgersi a diversi centri specializzati ma possa essere monitorato in un unico centro.
Il terzo fattore a cui bisogna ricorrere è il decentramento della sanità. Questo tema è stato trattato molto durante la pandemia, nella quale si è notata ancora di più la differenza esistente tra le regioni.
Un esempio può essere il numero diverso dei tamponi effettuati tra le varie regioni, che porta dunque ad avere risultati sproporzionati, mettendo i dati a paragone.